Il trucco è mettere in chiaro la differenza tra ciò che voi volete che accada e quello che sapete che accadrà.



mercoledì 25 luglio 2007

25 luglio 1943 La caduta di Mussolini.

La mattina del 25 luglio il Duce accetta di recarsi dal re Vittorio Emanuele III.
Fa il suo ingresso a Villa Savoia alle 17, per il consueto colloquio settimanale; non sapeva che già in quel momento la sua scorta era sotto controllo, e duecento carabinieri circondavano l'edificio, mentre un'ambulanza della Croce Rossa era in attesa di portarlo via prigioniero.
Il duce era stato destituito dal Gran Consiglio del fascismo alle 22.45 del giorno precedente: la radio trasmette il comunicato del re che annuncia le dimissioni del Cavaliere Benito Mussolini dalla carica di Capo del Governo.
Mussolini fu prima relegato a Ponza poi all'Isola della Maddalena.
Il generale Pietro Badoglio viene nomimato «Capo del Governo, Primo Ministro, Segretario di Stato e Maresciallo d'Italia».
Hitler, dopo aver appreso la notizia dell'arresto di Mussolini, dà l'ordine al generale Jodl di far marciare verso Roma la III divisione corazzata.


1 commento:

Anonimo ha detto...

Un «fascista» all'Istituto per la Resistenza di Verona
Massimo Franchi

Tre mesi di carcere per istigazione all'odio razziale, leader degli skinhead, dirigente della Fiamma Tricolore, membro del gruppo musicale "Gesta bellica", che come pezzi culto ha canzoni dedicate a Erik Priebke ("Il capitano") e a Rudolph Hess ("Vittima della democrazia"). Quale curriculum migliore per far parte dell'Istituto per la resistenza di Verona? La splendida idea di nominare il 35enne Andrea Miglioranzi («Fascista? Per me è un termine molto caro») come rappresentate del Comune all'ente fondato nel 1998 che ha tra i compiti quello di «raccogliere testimonianze di partigiani» è venuta alla maggioranza del consiglio comunale. Ancora elettrizzati dalla fresca nomina dopo l'elezione a sindaco dell'astro nascente della Lega Flavio Tosi (quello che come prima cosa ha cacciato gli «zingari» dalla città), i consiglieri della destra si sono sentiti di osare. Dovevano nominare due persone.
La prima è stata Lucia Canetti di Alleanza Nazionale. E già ci sarebbe di che discutere. Ma per secondo hanno scelto lui, «il camerata Miglioranzi». Uno che era già conosciuto nel mondo del "white power rock", ma è diventato ancora più famoso per essere il primo in Italia a finire in carcere per la legge Mancino sull'istigazione all'odio razziale. Nel 1996: tre componenti del gruppo (oltre a Miglioranzi, c'è il leader Alessandro Castorina, ora segretario provinciale della Fiamma Tricolore) organizzano un'aggressione nei confronti di uno "sharp" (skinheads di sinistra), reo di essere l'ispiratore di alcune iniziative musicali multietniche. Le minacce sono chiare: «A Verona queste cose non le vogliamo, se ci provi ancora sei morto». I picchiatori sono di Napoli, i mandanti si limitano ad osservare il pestaggio. Con entusiasmo. La Digos li arresta e, grazie all'applicazione della legge Mancino, scontano in carcere quasi tre mesi.
Qualcuno a Verona, città medaglia d'oro per la Resistenza, si è opposto. Oltre allo scultore e sopravvissuto ai campi di concentramento Vittore Bocchetta («Qui è peggio del periodo di Hitler, a Verona manca totalmente la memoria storica»), è la senatrice di Rifondazione Tiziana Valpiana a organizzare la protesta. «Io sono anche componente del direttivo dell'Istituto e posso promettere che Miglioranzi non varcherà mai la soglia della nostra sede. Mi impegno in nome dei miei parenti morti a Mathausen. La sua nomina è in spregio alla resistenza e già lunedì chiederò a Oscar Luigi Scalfaro, come presidente degli enti di ricerca sulla resistenza, di chiedere l'annullamento della nomina». La senatrice Valpiana, poi, dietro Miglioranzi vede la mano di Tosi. «Sono sicura che l'idea è sua. Il nuovo sindaco vuole mostrarsi come uomo forte, come nuovo Gentilini (l'ex sindaco di Treviso, ndr) e per farlo arriva a provocazioni come quella di nominare un fascista pregiudicato a custode della memoria dei partigiani».
E difatti il neo sindaco di Verona (accomunato a Miglioranzi per una condanna, ancora non definitiva, per lo stesso reato) non si nasconde. «Le nomine sono del Consiglio comunale, ma li avrei votati anch'io se fossi stato presente. I due consiglieri nominati sono sicuramente persone preparate, con idee politiche magari diverse. Ma sono convinto che possano portare un confronto positivo all'interno dell'Istituto, non per riscrivere la storia o per fare del revisionismo, ma per approfondire alcuni aspetti sui quali fino ad ora c'è stata minore sensibilità». Oltre a Tosi, a Miglioranzi è stata espressa solidarietà dal presidente veronese di An Massimo Giorgetti. «In democrazia funziona così, non capisco lo sconcerto. E poi mi pare che il dopoguerra sia finito da un pezzo», ha commentato stupito al "Corriere di Verona".
Insomma, Miglioranzi (e Canetti di An) potranno dimostrare che i partigiani stavano dalla parte sbagliata e che i giusti stavano vicino Verona, nella Repubblica Sociale di Salò. Miglioranzi potrà farlo canticchiando le canzoni del suo gruppo. Come "Feccia Rossa": "feccia rossa/nemica della civiltà/ bestia senza umanità/ la celtica croce vincerà". Oppure "8 settembre '43": "una data senza perché/ è giunta l'ora della viltà/ un altro marchio di infamità/ Ma io sono camicia nera/ nel mio cuore una fede sincera".

da l’Unità del 21.7.07



commenti raccolti sulla stampa:

Riccardo Calimani, scrittore e studioso dell’ebraismo:
“Sconcerto è il minimo che si possa provare. E’ l’improvvido tentativo di prendersi una piccola rivincita sulla storia e quindi un evidente campanello di allarme dell’affievolimento della coscienza civile al quale dobbiamo reagire con un rinnovato impegno democratico.”
Silvio Lanaro, professore di storia contemporanea all’Università di Padova:
“Mi sembra un provocazione particolarmente volgare e decisamente blasfema. Gli Istituti per la storia della Resistenza sono fra le poche istituzioni culturali italiane che negli anni hanno mantenuto una identità ed una dignità scientifica di altissimo livello. Una manomissione di questo genere non era mai accaduta. A questo punto gli altri componenti dovrebbero dimettersi in massa. La storia ha già dato il suo giudizio ed i vinti sono stati sconfitti, perché hanno combattuto per la causa sbagliata.”
Lorenzo Capovilla, Presidente dell’Istituto Storico della Resistenza di Treviso:
“I simpatizzanti del fascismo hanno già i centri della storia della RSI. Non si vede perché debbano provocatoriamente entrare in quelli che sono stati voluti dal movimento partigiano."