Il trucco è mettere in chiaro la differenza tra ciò che voi volete che accada e quello che sapete che accadrà.



martedì 24 luglio 2007

Cosa sono gli ETF

Definizione
Gli Exchange Traded Fund (ETF) possono essere definiti, traducendo letteralmente dall'inglese, come "fondi quotati sul mercato". Questa definizione deriva dal fatto che gli ETF sono sostanzialmente dei fondi di investimento le cui azioni possono essere direttamente acquistate e vendute sul mercato azionario.
Per rendere più l'idea, gli ETF si possono considerare dei fondi "vestiti" da azioni e di questi due strumenti finanziari mantengono le proprietà più interessanti.
Come qualsiasi azione, infatti, è possibile in ogni momento della seduta di borsa, comprare o vendere azioni di un ETF al prezzo corrente di mercato. Rispetto ad un comune fondo di investimento, tale strumento è in grado di offrire quindi un maggior livello di trasparenza e di flessibilità, in quanto permette di monitorare costantemente l'andamento del proprio investimento.
La possibilità di operare in modo diretto sul mercato permette, inoltre, di ridurre al minimo i tempi morti intercorrenti tra la decisione di investimento e l'effettiva realizzazione della stessa. Proprietà questa tanto più apprezzabile in situazioni estreme di mercato in cui l'impossibilità di operare in modo rapido può tradursi, nella migliore delle ipotesi, nella perdita di interessanti opportunità di profitto, quando non comporti invece un effettivo deprezzamento del valore del proprio capitale.
Dall'altra parte però, come i normali fondi comuni di investimento, gli ETF consentono, con un'unica transazione, di detenere un portafoglio molto ben diversificato. Lo stesso risultato sarebbe, invece, molto più difficile da perseguire da un normale investitore privato che investisse direttamente in titoli azionari, sia a causa dei costi di transazione, sia per il tempo che sarebbe necessario dedicare ad un investimento di questo tipo.
In conclusione, la peculiarità degli Exchange Traded Fund consiste nel racchiudere, in un unico strumento finanziario, la trasparenza e la flessibilità di un titolo azionario, unite all'elevata diversificazione ottenibile attraverso un investimento in un fondo comune.
Obiettivo di investimento
Fondamentalmente, gli ETF possono rientrare nella categoria dei fondi di investimento indicizzati. Tale tipologia di fondi, che hanno avuto un notevole successo oltre oceano (dove sono nati a partire dagli anni '70) sono, in realtà, molto meno comuni alla realtà italiana ed europea.
Come dice il termine "indicizzati", lo scopo di tali fondi non è, infatti, quello di offrire un rendimento superiore rispetto al benchmark di riferimento, ma bensì quello di replicare nel modo più accurato possibile un indice di mercato, sia esso azionario, obbligazionario o una commodity.Come è possibile raggiungere tale obiettivo? Semplicemente detenendo le stesse azioni che fanno parte dell'indice di riferimento.
Per fare un esempio, acquistare un ETF sull'indice DJ Euro Stoxx 50 equivale a detenere un portafoglio costituito dai 50 titoli più importanti della zona euro.
La fiscalità e gli ETF
Il regime fiscale degli ETF è equiparato, in Italia, a quello degli OICR (Organismi di Investimento Collettivo).
I proventi derivanti dagli ETF rientrano in due differenti tipologie di reddito:
  • redditi da capitale: derivante dai dividendi percepiti e dall'incremento di valore netto delle quote (NAV)
  • redditi diversi: ossia il capital gain/capital loss derivante dalla discrepanza tra i prezzi di compravendita ed il valore effettivo delle quote, misurato tramite i NAV dei giorni in cui vengono effettuate le transazioni.
I redditi da capitale, oltre ai dividendi eventualmente percepiti, sono pari alla differenza tra il valore del NAV del giorno in cui le quote dell'ETF sono state vendute ed il valore del NAV del giorno in cui le quote dell'ETF sono state acquistate. La differenza viene usualmente definita "delta NAV".I redditi diversi, invece, si ottengono sottraendo il delta NAV dalla differenza determinata dal prezzo di vendita dell'ETF ed il prezzo di acquisto dello stesso.
Formalizzando il tutto otteniamo:
Reddito da capitale = (Navv – NAVa)
Reddito diverso = (Pv – Pa) – (NAVv – NAVa)
dove:
Pa = il prezzo di acquisto pagato in Borsa;
NAVa = il valore (NAV) della quota del giorno di acquisto;
Pv = prezzo di vendita incassato in Borsa;
NAVv = valore (NAV) della quota del giorno di vendita.
Per chiarire il concetto facciamo un esempio numerico ipotizzando che:
la quota sia stata acquistata al prezzo di 100€;
il NAV della quota al momento dell'acquisto fosse di 96€;
il prezzo di vendita della quota sia di 120€;
il NAV della quota al momento della vendita sia di 110€ .
Il reddito da capitale sarà pari alla differenza tra il NAV della quota alla vendita ed il NAV della quota all'acquisto:Reddito da capitale = (NAVv – NAVa) = (110 –96) = 14
Il reddito diverso (capital gain-loss) sarà pari alla differenza tra i prezzi d'acquisto e di vendita, al netto del delta NAV:
Reddito diverso = (Pv – Pa) - (NAVv – NAVa) = (120 - 100) - (110 - 96) = 6
A seconda che l'ETF sia armonizzato (quotato a Milano, per intenderci) o non armonizzato (quelli quotati all'Amex, ad esempio) varierà l'aliquota d'imposta applicata in sede di tassazione.
Per un ETF armonizzato e per un investitore che scelga un regime fiscale amministrato, la banca applicherà sui redditi da capitale e sui redditi diversi una ritenuta a titolo d'imposta con aliquota del 12.5%. Più sfavorevole il regime fiscale relativo agli ETF non armonizzati.
Sempre in ipotesi di regime fiscale amministrato, la banca applicherà ai "redditi da capitale" una ritenuta a titolo di acconto del 12.5% , ma tali redditi dovranno poi essere indicati in sede di dichiarazione dei redditi e saranno assoggettati ad aliquota marginale sul reddito. Sui redditi diversi, invece, l'intermediario applicherà un'imposta sostitutiva del 12.5% e tali redditi non dovranno essere indicati in sede di dichiarazione dei redditi.
A livello fiscale, quindi, gli ETF non armonizzati risultano penalizzati rispetto a quelli armonizzati in quanto i redditi da capitale sono assoggettati all'aliquota marginale, di norma superiore al 12.5%.
Ciò fa sì che, almeno per adesso, i privati dovrebbero rinunciare ad investire negli ETF non armonizzati, specialmente quando esista l'ETF equivalente armonizzato. Per distinguere un ETF armonizzato da uno non armonizzato è necessario leggere il prospetto informativo e il regolamento ma, volendo semplificare, possiamo affermare che tutti gli ETF quotati al di fuori dell'Unione Europea non sono armonizzati. La gran parte degli ETF quotati nei Paesi dell'area euro sono armonizzati. In particolare tutti gli ETF quotati in Borsa Italia sono armonizzati. Su Xetra ed Euronext, invece, è necessaria maggiore cautela essendo quotati anche prodotti non armonizzati.

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