Il trucco è mettere in chiaro la differenza tra ciò che voi volete che accada e quello che sapete che accadrà.



domenica 13 maggio 2007

GUIDA AL BILANCIO D’ESERCIZIO

1. I diversi livelli di lettura

  • La lettura di un bilancio può essere condotta su tre gradi diversi ai quali corrisponde anche, grosso modo, un diverso valore di conoscenze di base. C’è innanzi tutto il livello contabile.
    La prima cosa da fare, scorrendo un bilancio, o una serie di bilanci di una impresa industriale o di qualsiasi altra azienda è cercare di capire che cosa significano le voci esposte nelle sezioni dei vari prospetti di cui il bilancio è composto.
  • Generalmente, e in prima approssimazione, questo non è un compito difficile perché, in un bilancio preparato rispettando oltre le norme di legge anche i principi contabili, le singole voci dovrebbero contenere tutti gli elementi idonei a comprendere le operazioni sottostanti.
  • In realtà l’analisi contabile è più complessa. Ci si deve chiedere infatti quale significato particolare possono assumere determinate voci nel caso specifico dell’impresa che stiamo esaminando. La voce «magazzino», per esempio, contiene cose completamente disuguali a seconda che si stia considerando un’impresa commerciale o una società che produce grandi lavori su commessa. Differenti non solo perché i fustini di detersivo sono diversi dalle navi, ma perché è enormemente più complesso il processo di valutazione del valore di una nave in cantiere che di una partita di prodotti il cui valore è identificabile in una fattura d’acquisto.
  • La voce «risconti», cioè quei costi o ricavi che l’impresa rinvia al futuro perché non sono di competenza del periodo amministrativo (o esercizio) a cui si riferisce il bilancio, può avere dimensioni e contenuti estremamente diversi a seconda del settore e del tipo di organizzazione dell’impresa. In molti casi contiene solo importi limitati, relativi a ritardi nell’emissione o ricevimento di fatture. In altri casi (si pensi per esempio alle società che hanno contratti di manutenzione e affitto di calcolatori) i ricavi e i costi da rinviare sono una parte rilevante del bilancio.
  • L’analisi può però seguire il processo inverso. Conoscendo il settore in cui l’impresa opera, basandosi sull’esperienza di altre aziende simili, si potrà scorrere il bilancio andando a cercare determinate voci che possono avere origine nelle leggi che stabiliscono i prospetti tipici di bilancio (ad esempio per le compagnie di assicurazione, le società editoriali, le banche), nelle particolari caratteristiche del processo produttivo o in agevolazioni a favore di un settore o di un tipo di impresa.
  • Operando in questo modo si possono notare voci mancanti o di importo insolito. Cercare di spiegare queste differenze è già, di per sé, un modo molto utile di analizzare il bilancio.
    C’è poi l’analisi economica. Si vedrà parlando degli indici come sia difficile e forse inutile fare distinzioni fra l’aspetto economico e finanziario della gestione, in quanto le due cose sono strettamente collegate.
  • Quando si parla di analisi economica ci si riferisce all’analisi che consente di identificare e valutare la redditività dell’impresa, la sua capacità a remunerare i fattori produttivi, le proporzioni dei vari fattori che utilizza per la produzione, la produttività di questi eccetera.
  • Infine, l’analisi finanziaria. Spesso l’espressione viene usata come sinonimo di «analisi di bilancio» perché effettivamente è alla problematica finanziaria dell’impresa che è dedicata gran parte degli strumenti di analisi sviluppati dalla dottrina aziendale e usati dagli analisti di bilancio. Il che si spiega facilmente considerando che le risorse entranti e quelle uscenti da un’impresa sono sempre esprimibili come flussi finanziari. L’analista finanziario, attraverso l’analisi del o dei bilanci di una società valuta la capacità di un’impresa a generare questi flussi. Ovviamente l’attenzione principale cambia un poco a seconda della posizione in cui si trova l’analista esterno. Nel caso di una banca ciò che interessa è la capacità dell’impresa finanziata di generare un flusso di pagamenti di interessi e rate di rimborso dei prestiti a scadenze regolari. Una finanziaria di partecipazioni potrà avere più interesse alla capacità da parte dell’impresa posseduta di generare un flusso di utili idoneo a remunerare nel tempo l’investimento effettuato. Un venture capitalist terrà d’occhio le prospettive di rivalutazione patrimoniale connesse non solo alla capacità di reddito ma anche di crescita dell’impresa. Al risparmiatore, infine, interesserà non tanto la dimensione degli utili, ma quella parte di essi che verrà distribuita sotto forma di dividendi.

da 'Il Sole 24 Ore'

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