Il trucco è mettere in chiaro la differenza tra ciò che voi volete che accada e quello che sapete che accadrà.



sabato 5 maggio 2007

RISK MANAGEMENT. STOP LOSS.

Lo strumento fondamentale che aiuta il trader ad evitare forti perdite in conto capitale è lo stop loss (letteralmente "ferma la perdita"), cioè il livello massimo di perdita accettabile raggiunto il quale siamo disposti a chiudere una determinata operazione speculativa, grazie ad un prestabilito ordine di liquidazione.
Attraverso lo stop loss andremo ex ante a definire un "limite" alla perdita potenziale.
Supponiamo di aver acquistato un titolo a 20 euro aspettandoci un rialzo fino a 25 euro.
Se, anziché salire, i prezzi scendono è probabile che siamo nella direzione sbagliata.
Uno stop loss fissato ex ante a 18 euro avrebbe contenuto le perdite derivanti da una discesa improvvisa dei prezzi.
Esistono varie tipologie di stop di protezione in base alla tecnica con cui essi vengono calcolati.
Non esiste certamente la metodologia universalmente valida, per cui spetterà al trader fissare lo stop loss in base al proprio grado di sopportazione delle perdite.

Stop loss in %

  • Con questo tipo di stop loss andiamo a fissare ex ante il prezzo di uscita come percentuale fissa sul prezzo d'entrata.
  • Ad esempio abbiamo acquistato azioni ABC a 15 euro e decidiamo di fissare uno stop loss al 3%.
  • Per calcolare il livello d'uscita bisogna effettuare un semplice calcolo: 15 - (15*3/100) = 15 - 0,45 = 14,55 euro.
  • Logicamente, l'ampiezza (in percentuale) del nostro stop loss varierà a seconda del time frame scelto per la nostra operatività.
  • Infatti, per un investitore con un'ottica di medio-lungo periodo l'ampiezza dello stop di protezione tenderà ad allargarsi, mentre per uno speculatore che opera nel breve termine lo stop tenderà a ridursi.
  • Il problema in cui si incorre utilizzando questa tipologia di stop è che non si va a tenere conto di livelli tecnici (supporti, resistenze, massimi, minimi) dove, generalmente, avviene una reazione dei prezzi, rischiando in questo modo di uscire prematuramente dal mercato.
  • Supponiamo, ad esempio, di aprire una posizione long sul titolo ABC a 12 euro fissando uno stop loss del 2%, cioè a 11,76 euro.
  • Ipotizziamo, inoltre, che i prezzi incrocino il nostro ordine di liquidazione andando poi a rimbalzare, riprendendo così la propria salita, su un supporto posto appena sotto il nostro livello di stop, diciamo a 11,70 euro.
  • In questa maniera il mercato ci ha "beffati": la nostra decisione d'acquisto era fondata, ma il nostro stop non era posizionato in modo corretto.
  • Dunque, se si utilizza uno stop loss in percentuale bisogna verificare la presenza di livelli "critici" del mercato nei pressi del nostro ordine di liquidazione.
Stop loss economico
  • Con questo sistema non si va ad intaccare il proprio livello "limite" di sopportazione delle perdite, preservando tra l'altro il capitale totale a disposizione.
  • Supponiamo che un investitore abbia un grado di sopportazione delle perdite pari a 100 euro per ogni trade.
  • Ciò vuol dire che se egli ha aperto una posizione in acquisto su 1000 azioni ABC a 20 euro, il suo livello di stop loss sarà 19,90 euro.
  • Questo metodo porta ad inconvenienti analoghi allo stop in percentuale.

Stop loss basato su livelli tecnici

  • Con questa tipologia di stop andiamo ad adattare il nostro punto d'uscita a livelli tecnici segnalati dal mercato, ad esempio la rottura di supporti, resistenze, massimi, minimi, trendline, ecc.
  • Jeffrey Owen Katz e Donna L. McCormick segnalavano una corretta strategia d'uscita quando avveniva la rottura di una trendline, tenendo conto però di un valore di penetrazione della stessa.
Stop loss basati sulla volatilità
  • Con questa metodologia è possibile congetturare i livelli di prezzo dove il mercato potrebbe giungere durante il periodo in cui si prevede di mantenere aperta la posizione.
  • Quando la volatilità tende a contrarsi è chiaro che l'entità dello stop loss tenderà a stringersi; al contrario, in periodi di elevata volatilità, l'entità dello stop si allargherà.
  • In questo modo risulta possibile definire lo stop di protezione senza tener conto delle oscillazioni casuali dei prezzi, dovute magari ad un rumore di fondo del mercato, rischiando di essere "buttati fuori" dal mercato prematuramente.
  • Supponiamo, ad esempio, che un titolo abbia una volatilità media di quattro punti percentuali giornalieri e che vogliamo mantenere aperta la posizione per più giorni.
  • La cosa più logica da fare in queste circostanze è posizionare lo stop abbastanza lontano dal prezzo d'entrata, in quanto uno stop stretto rischierebbe di "saltare" facilmente visto che ci troviamo in condizioni di elevata volatilità.
  • Ciò però porta l'inconveniente di posizionare lo stop troppo lontano dal prezzo di ingresso, assumendo così un rischio alquanto elevato.
  • Inoltre, non è detto che il mercato si comporti come in passato andando a ritestare i valori medi.
  • Esistono varie strategie basate sull'adeguamento dello stop loss alla volatilità.
  • Le più importanti sono quelle costruite sulla volatilità storica (HV, Historic Volatility) e sull'average true range (ATR).
Stop loss in base al tempo
  • E' un modo di fissare lo stop molto discrezionale in quanto si decide di uscire dalla posizione se questa, dopo un certo numero di giorni, non ha portato al movimento sperato.
  • In pratica rimanendo bloccati in un trade per un certo periodo, senza che questi inizi a muoversi decisamente nella direzione attesa, si rischia di impegnare liquidità a discapito di nuove potenziali opportunità presenti sul mercato.

Stop loss sui pattern

  • Utilizzando questa tipologia di stop loss si definisce un punto d'uscita non appena si verifica un pattern che identifica un potenziale cambiamento nell'equilibrio tra compratori e venditori.
  • Uno dei pattern che maggiormente può essere utilizzato per liquidare la posizione è il key reversal day, cioè un pattern d'inversione del trend formato da due barre.

Nessun commento: